L’INSEGNAMENTO IDEOMOTORIO
Immaginare è una delle attività mentali che il nostro cervello ci permette di eseguire. Immaginare significa rappresentarsi qualche cosa, ad esempio una sequenza di gesti tecnici o un'azione di gioco, non eseguendola realmente bensì vivendola mentalmente. L'immaginazione mentale si riferisce, quindi, a tutte quelle esperienze quasi-sensoriali a quasi-percettive di cui sono consapevoli e che esistono per noi in assenza di quegli stimoli the realmente determinano quelle specifiche percezioni sensoriali (Richardson, 1969).
Queste definizioni consentono d’identificare tre caratteristiche principali di questo processo:
1. L'immaginazione consente dì ricreare le esperienze sensoriali a percettive connesse al movimento. Ad esempio, il tennista avverte le sensazioni connesse al servizio come se lo stesse attuando in quel momento.
2. L'atleta è consapevole di queste esperienze e può regolarne lo sviluppo. Ad esempio, il ginnasta si ripete mentalmente l'esercizio al cavallo alla stessa velocità con cui lo effettua in gara.
3. L'immaginazione si può sviluppare in assenza delle condizioni ambientali o d’altri stímoli e che invece normalmente precedono l'esecuzione reale. Ad esempio, lo sciatore si ripete mentalmente una discesa mentre è in albergo a senza bisogno di essere sulla pista.
TECNICHE D’INSEGNAMENTO IDEOMOTORIO
Ogni persona nella vita quotidiana a nello sport costruisce mentalmente modelli di situazioni che dovrà affrontare e, in tal modo, immaginando le sue azioni future si prepara alla fase dell'esecuzione.
Per ogni atleta l'immagine ideomotoria di sé corrisponde all'anticipazione del programma da attuare. Maggiore è la precisione dell'immagine mentale costruita a più accurata la qualità dell'anticipazione del programma, migliore sarà, di conseguenza, la preparazione di tutto il corpo e minore, la probabilità di commettere errori determinati da distrazioni, da ostacoli non previsti e da errori di valutazione di qualsiasi genere.
Durante la fase di apprendimento delle abilità motorie, ovvero i fondamentali delle varie discipline sportive, l’atleta si crea un’immagine del gesto da eseguire.
Tale immagine si crea con il supporto delle indicazioni verbali date dall’insegnante, dai modelli visivi forniti sempre dall’insegnante, da filmati o degli atleti durante le gare e infine dall’efficacia con il quale l’attrezzo raggiunge l’obiettivo ( tiro in porta, passaggio, schiacciata ecc…)
Per evitare errori nell’apprendimento è fondamentale che tutti gli aspetti sopraindicati siano quanto più efficaci per evitare apprendimenti scorretti e quindi performance sportive limitate.
La linea bicolore di attrezzi sportivi ideata da Daniele Gatti si offre come valido strumento per la visualizzazione del gesto attraverso l’efficacia dell’attrezzo che colorato in modo particolare fa comprendere l’efficacia del gesto.
Nella pallavolo ad esempio la schiacciata viene definita corretta quando la palla viene colpita con la mano nella parte sferica superiore e con il braccio teso. Quando il gesto è corretto la palla in uscita ha una rotazione a chiudere rispetto alla traiettoria (spin) . La palla volley-didactica colorata permette di visualizzare questa rotazione fornendo un valido strumento per la consapevolezza dell’efficacia, giusta o sbagliata che sia, del gesto e quindi un continuo feed-back che consente una autocorrezione continua. La palla bicolore permette anche di visualizzare la mancanza di rotazione la cui percezione permette all'allievo che sta imparando di capire che la sua battuta flottante , che non deve avere per quanto è possibile rotazione, o il suo palleggio sono corretti.
Nella stessa misura nel calcio, colpire con effetto a rientrare o a uscire, viene determinato da dove viene colpito il pallone. La percezione di una rotazione anticipa nel giocatore la tecnica che deve essere utilizzata.
Nella pallacanestro nel passaggio o nel tiro per avere una traiettoria precisa la palla deve avere una rotazione tanto più evidente quanto più il polso la lavora. La percezione di un pallone tirato a canestro che non ha rotazione fa capire immediatamente l'errore esecutivo.
Spostare l'attenzione sul risultato finale della rotazione della palla consente una verifica continua da parte dell'allievo riducendo di fatto l'errore di apprendimento consentendo all'insegnante un intervento individualizzato più preciso e ancora più efficace. Se, ad esempio, un insegnante dovesse chiedere ad un allievo quante volte ha schiacciato a braccio teso, potrebbe avere una risposta non veritiera poichè dipende dalla percezione dello schema corporeo. Se al contrario dovessimo chiedere all'allievo su 10 tentativi quante volte la palla ha ruotato in un senso anzichè in un altro sicuramente otterremo una risposta oggettiva e precisa.